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Viviamo in una società incattivita, caratterizzata dalla globalizzazione dell'indifferenza o, peggio, dalla globalizzazione dell'odio verso il povero e il diverso, e addirittura dalla criminalizzazione della bontà. In questo contesto, molti non credono più nella possibilità di costruire un mondo umano, e si rassegnano alla paura, all'insensibilità, a un mondo senza bellezza. La prima sfida, dunque, è riscoprire nel profondo del nostro cuore e della nostra coscienza la bellezza che Qualcuno ha inciso nel DNA della nostra umanità. Per affrontare questa sfida, che è anche una sfida politica, dobbiamo partire dalla nostra interiorità: la battaglia per un mondo più giusto e più fraterno si vince o si perde in questa dimensione profonda, lì dove si scelgono le nostre priorità vitali. E dunque educare ed educarci alla "profondità", riappropriarci di una bellezza che è scritta nel nostro DNA è una delle principali sfide missionarie del terzo millennio.